In seguito a terapia antibiotica, non è raro che si riscontrino effetti collaterali come gonfiore, diarrea o stanchezza. Gli antibiotici, infatti, agiscono indiscriminatamente contro i batteri, eliminando sia quelli dannosi sia quelli benefici che popolano il nostro intestino che svolgono funzioni essenziali per il mantenimento dell’equilibrio fisiologico.
Il nostro intestino è abitato da miliardi di microrganismi: è un ecosistema dinamico, in cui convivono in equilibrio diverse specie. Questo insieme prende il nome di microbiota intestinale. La composizione del microbiota intestinale è altamente individuale e variabile da persona a persona, influenzato da diversi fattori, come genetica, dieta, ambiente e stile di vita. Quando il microbiota è in equilibrio, svolge un ruolo fondamentale nella digestione, nella sintesi di vitamine, nella modulazione del sistema immunitario e nella comunicazione con il cervello attraverso l’asse intestino-cervello. La biodiversità del microbiota intestinale è quindi fondamentale per il mantenimento della salute.
Ma cosa succede quando assumiamo un antibiotico? L’equilibrio viene compromesso. A seconda della tipologia di farmaco, anche un solo ciclo di terapia può determinare alterazioni significative nella composizione della comunità microbica intestinale. In breve tempo, la diversità batterica si riduce, provocando situazione di non equilibrio(“disbiosi”) che favorisce microrganismi meno favorevoli, che trovano spazio libero per proliferare. Non sempre il microbiota è in grado di recuperare spontaneamente in tempi brevi : il ripristino di una condizione di salute può richiedere settimane o mesi e anche di più nel caso dei bambini.
Diversi studi hanno dimostrato che l’impatto di alcuni antibiotici posso persistere per lungo tempo. Infatti, l’azione ad ampio spettro e poco selettiva di questi farmaci (ciprofloxacina e di tetracicline in generale) causa una significativa riduzione della carica microbica intestinale agendo in maniera indiscriminata anche su batteri positivi che sono essenziali per il mantenimento della corretta funzione intestinale. Il risultato è una condizione di disbiosi, cioè uno squilibrio tra le diverse popolazioni batteriche.
Gli effetti non sono solo gastrointestinali. La disbiosi post-antibiotica può influire sulle difese immunitarie, aumentando la suscettibilità a infezioni e infiammazioni. Questa condizione può interferire negativamente con le funzioni metaboliche, ed è stata associata allo sviluppo di condizioni patologiche come sindrome metabolica, e nei bambini è stata associata a un rischio maggiore di sviluppare allergie o asma. Alcuni studi suggeriscono anche un possibile legame tra disbiosi e disturbi neurologici, come l’ansia e la depressione. Non è quindi un’esagerazione affermare che un ciclo di antibiotici può lasciare un’impronta duratura sull’organismo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi la cura antibiotica rappresenta la terapia indispensabile per il trattamento di infezioni batteriche, e non se ne può fare a meno.
Cosa possiamo fare, quindi, per aiutare il nostro microbiota a riprendersi?
La prima strategia utile è la corretta alimentazioe. Le fibre prebiotiche (come legumi, cereali integrali, frutta e verdura) presenti negli alimenti sono fondamentali in quanto rappresentano la principale fonte di nutrimento dei batteri benefici che contribuiscono a mantenere e ristabilire l’equilibrio del microbiota intestinale. Alcuni alimenti, come la cicoria, l’aglio e la cipolla, sono particolarmente ricchi di inulina, un prebiotico naturale e molto efficace. Anche la varietà è importante: più diversificata è la dieta, più diversificato sarà il microbiota.
Anche il consumo di alimenti fermentati può offrire benefici. Yogurt con fermenti vivi, kefir, crauti non pastorizzati, kimchi e miso contengono microrganismi vivi che possono contribuire al mantenimento del microbiota intestinale.
La dieta però ha un impatto limitato e spesso è necessario integrare probiotici specifici. Non tutti i probiotici sono uguali: è importante scegliere ceppi caratterizzati da evidenze scientifiche solide . Tra i più studiati nella prevenzione e nella gestione dei disturbi post-antibiotici ci sono Saccharomyces boulardii e Lactobacillus rhamnosus GG, un batterio noto per la sua capacità di aderire alla mucosa intestinale e stimolare la risposta immunitaria. Questi probiotici possono aiutare a ridurre la durata e la gravità della diarrea associata agli antibiotici e a ripopolare più rapidamente il tratto intestinale.
È consigliabile assumere i probiotici non in concomitanza con l’antibiotico, ma a distanza di 2–3 ore, per preservarne la vitalità e l’azione probiotica nel tratto intestinale. È utile proseguire l’assunzione anche nei giorni successivi al termine della terapia antibiotica, per facilitare il riequilibrio microbico. La loro assunzione va proseguita anche dopo la fine della terapia per aiutare a riequilibrare e rafforzare il microbiota.
Infine, la prevenzione passa anche da un uso più consapevole degli antibiotici. Non devono essere assunti in modalità o circostanze diverse da quelle riportata dall’indicazione medica. Usi reiterati e non idonei contribuiscono all’alterazione del microbiota e alla selezione di ceppi batterici resistenti, un problema globale che riguarda tutti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la resistenza agli antibiotici è una delle minacce per la salute pubblica mondiale.
Gli antibiotici restano strumenti preziosi della medicina moderna: un tempo un’infezione causata da una semplice vescica sotto ad un piede poteva portare alla morte, come accaduto nel caso del figlio del Presidente degli Stati Uniti Calvin Coolidge nel 1920. Ma è vero anche che vanno usati con attenzione e responsabilità, conoscendo anche gli effetti collaterali meno visibili, come quelli sul nostro microbiota. Con piccoli gesti quotidiani, come mangiare meglio, idratarsi, dormire a sufficienza e integrare probiotici quando necessario, possiamo aiutare il nostro corpo a riprendersi e a mantenere un ecosistema intestinale in salute.


